venerdì 2 luglio 2010

Gulf Coast, centrali nucleari a rischio marea nera?

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LIVORNO. Tre associazioni ambientaliste, Beyond Nuclear, Three Mile Island Alert e Unplug Salem, che negli usa vengono chiamati "nuclear watchdog groups" hanno lanciato l'allarme per i guai che potrebbe provocare alle centrali nucleari costiere la marea nera provocata dall'esplosione e dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, visto che utilizzano acqua di mare per il raffreddamento di pompe e di altri dispositivi di sicurezza.
Il 14 giugno i rappresentanti delle tre associazioni hanno scritto una lettera alla Nuclear Regulatory Commission Usa (Nrc), Coast Guard, al Department of Homeland Security e alla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) per chiedere informazioni sulla fuoriuscita di petrolio e sulle iniziative prese per  proteggere da eventuali danni i sistemi di sicurezza delle centrali nucleari.
Scott Portzline, che segue la vicenda per Three Mile Island Alert, ha detto che «Finora non  abbiamo ricevuto una risposta ufficiale. Ma non è insolito. Di solito dalla Nrc non si sente nessuna risposta per almeno un mese».
I nuclear watchdog  chiedevano che le Agenzie federali e statali garantissero che stanno coordinando gli sforzi per prevenire problemi di sicurezza nelle centrali nucleari costiere. «Anche se l'acqua di mare non è utilizzata per raffreddare i reattori stessi, viene usata  nei sistemi di raffreddamento secondari degli impianti. Ci sono preoccupazioni che la contaminazione potrebbe danneggiare tali sistemi».
Nella lettera le associazioni chiedevano informazioni dettagliate sul monitoraggio dello sversamento di petrolio sotto la superficie e ciò che stanno facendo per difendere le centrali nucleari dall'arrivo di greggio, disperdenti chimici e idrati e metano disciolti.
Secondo l' Institute for Southern Studies, tra le  centrali nucleari che potrebbero essere toccate dalla marea nera c'è quella di Progress Energy, il  Crystal River plant (nella foto), sulla costa della Florida, quella di Tukey Point della  Florida Power & Light e le centrali nucleari d St. Lucie sulla costa meridionale atlantica della Folrida.
Quelle dei no-nuke americani non sono fisime: già il 12 maggio, a 22 giorni dall'incidente della piattaforma Bp, il Department of energy's office of electricity delivery and energy reliability ha riconosciuto l'esistenza di rischi potenziali: «Se l'approvvigionamento idrico per queste strutture venisse contaminato dal greggio, i sistemi di raffreddamento ad acqua potrebbe essere danneggiati».
Anche Progress Energy aveva annunciato che stava tenendo sotto controllo la marea nera e che aveva approntato un sistema dio barriere galleggianti per difendere i canali di acqua di marina dai quali succhia l'acqua per la centrale di Crystal River, che è attualmente è chiuso per lavori di riparazione.
«Se il petrolio si avvicinerà alle nostre centrali - ha detto l'impresa nucleare - lavoreremo con i nostri oil spill-response contractor  per aumentare le misure di protezione esistenti».
D'altronde, come sa molto bene Unplug Salem, esiste già un precedente riguardo alla chiusura di una centrale nucleare a causa di uno sversamento petrolifero: nel 2004 la centrale di  Salem, a  Lower Alloways Creek, nel New Jersey, fu chiusa per due settimane dopo che una petroliera sversò 165.000 galloni di greggio vicino a Philadelphia, un'inezia rispetto all'olocausto ambientale e di biodiversità in corso nel Golfo del Messico. Beyond Nuclear, Three Mile Island Alert e Unplug Salem fanno notare che in quell'occasione «I funzionari della Guardia Costiera non avevano il numero di telefono della centrale nucleare. Così hanno chiamato il presidente del gruppo Unplug Salem a casa nel bel mezzo della notte. Vorremmo essere certi che questa volta nessuno sia colto di sorpresa», scrivono i  nuclear watchdogs nella loro lettera alla Nrc.
Gli ambientalisti sono preoccupati anche per le centrali ad  olio e carbone della regione, potrebbero subire gli stessi effetti a causa della marea nera.  La Southern Co ha già messo delle barriere galleggianti  alla sua centrale a carbone James F. Crist, nella Florida nord-occidentale, dove l'impianto prende l'acqua dall'Escambia River, un fiume che sfocia nella Pensacola Bay, già inquinata dal petrolio della piattaforma Bp, la compagnia energetica tiene sotto sorveglianza anche la situazione di un'altra centrale, la Jack Watson, a  Gulfport, nel Mississippi.

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