martedì 6 luglio 2010

Expo No Crime: Ci siamo!

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Aderisco idealmente ma soprattutto formalmente alla campagna “Expo No Crime“, lanciata dal consigliere regionale lombardo di IdV Giulio Cavalli. Da oltre due anni si parla dell’Expo 2015 ma non di quello che sta accadendo tutto intorno a questo gigantesco evento. L’Expo non c’è ancora, eppure i suoi contorni sono già riconoscibili: numerose sbavature mafiose hanno varcato il confine, anche se alcuni (molti, per la verità) stentano ad ammetterlo.La politica dell’ottimismo nega gli interessi della ‘ndrangheta sul nord Italia, su Milano e sull’Expo.
Se 15 personaggi legati al clan Valle di Reggio Calabria vengono arrestati per aver complottato con politici conniventi per ottenere licenze nell’ambito della riqualificazione per l’Expo, qualcosa che non procede regolarmente deve pur esserci. I capi di imputazione sono:associazione mafiosa, usura, estorsione, intestazione fittizia di beni. Un po’ di tutto, nella Milano ‘senza mafia‘.
L’aspetto più inquietante di questa e di altre vicende risiede nell’
omertà che pare aver contagiato irrimediabilmente il nord del Paese; nessuno degli imprenditori taglieggiati, infatti, ha denunciato gli estorsori.
Intanto il sindaco Moratti (che dovrebbe fare attenzione alle ‘belle facce’ presenti alle sue feste elettorali) ed il governatore della Lombardia Formigoni, spendono molte energie per “difendere” Milano dagli antimafiosi, da coloro che vogliono far emergere la verità e che quindi da anni fanno i nomi e i cognomi dei boss e degli imprenditori locali collusi.
Lo spaccato di realtà che salta fuori dagli eventi dei giorni scorsi è indicativo di come sia stato semplice per le cosche infiltrarsi nel tesoro dell’Expo e ed è anche il quadro di una classe di imprenditori che preferisce la collusione (per interesse) alla denuncia.
Il mese scorso il tribunale di Milano ha emesso la sentenza di primo grado per associazione mafiosa nel processo Cerberus, nato da un’inchiesta del Gico della Guardia di Finanza di Milano che ha portato all’arresto dei vertici del clan Barbaro-Papalia, uno dei più potenti dell’hinterland milanese. Insieme ai boss è stato arrestato un imprenditore milanese,Maurizio Luraghi. Moratti e Formigoni ovviamente non ammetteranno mai che esistono imprenditori nati e cresciuti a Milano che hanno fatto proprie le ragioni della ‘Ndrangheta e di Cosa Nostra, eppure è così, che piaccia o no.
Le cosche del nord non sono certo piccole succursali di quelle del sud, anzi. Al nord le mafie hanno piantato le proprie radici e stabilito equilibri niente affatto precari.Sono perfettamente organizzate, esattamente come al sud: boss, politici, imprenditori, massoni. Tutti insieme a formare dei veri e propri clan che seminano il terrore e che condizionano ed inquinano, giorno per giorno, i mercati.


Intorno all’Expo 2015 gravitano talmente tanti capitali e tanti interessi che, se non si interviene tempestivamente, la grande torta verrà equamente spartita tra i numerosi clan mafiosi sparsi sul territorio.
La campagna Expo No Crime è un sintomo di responsabilità politica ma soprattutto dicompartecipazione. L’obiettivo infatti è creare uno spazio di libertà e discussione interistituzionale, all’interno del quale si potranno fare domande e cercare le risposte tutti insieme: politici, movimenti, associazioni e singoli cittadini avranno l’occasione di partecipare alla costruzione di un percorso utile a evitare che le mafie possano spadroneggiare nell’ambito dell’Expo.

Del resto non possiamo aspettarci che il governo “del fare” risolva il problema: ha serie difficoltà e grossi ‘impedimenti’ nella lotta alle mafie, anche e soprattutto in Lombardia. Non si spiegherebbe, altrimenti, come sia stato possibile nominare il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, entrambi sotto processo a Palermo per mafia, quali consulenti esterni del “Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali“. Pur volendo essere garantisti oltre l’umana immaginazione, queste nomine facevano presagire un futuro pessimo per l’Expo, e sono un insulto alle forze dell’ordine e ai cittadini. Il governo regionale ricalca quello nazionale, che non investe nulla sulla giustizia e approva leggi indegne di essere chiamate tali. Un governo che vuole permettere ai mafiosi di ricomprare all’asta i beni confiscati e che adotta  lo scudo fiscale, che idea ha della lotta alla mafia? Un governo che vuole vietare ai magistrati di utilizzare uno strumento fondamentale (lo dimostrano le indagini degli ultimi vent’anni) come le intercettazioni, vuole sconfiggere il cancro mafioso? Gli italiani non credono più alla barzelletta del “siamo tutti intercettati“, e sanno perfettamente che quando un latitante viene preso e portato a scontare la propria pena il merito è delle forze dell’ordine e della magistratura, non del Presidente del Consiglio o del Ministro della Giustizia. In Italia, peraltro, questi due personaggi, Berlusconi e Alfano (noti frequentatori di boss mafiosi), obbligano le due suddette categorie, che al loro contrario dimostrano ancora un nobilissimo senso dello Stato, a patire e a rimetterci di tasca propria, grazie ai tagli indiscriminati di un esecutivo criminogeno.
Per adesioni: exponocrime@gmail.com

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