venerdì 11 giugno 2010

Luttazzi smascherato!

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Continua la saga di "Luttazzi copia" sulla scorta di un video anonimo che "smaschera i plagi di Luttazzi". Notizia succosa, come no; ma inesistente. Il video in questione è diffamatorio. Infatti non scopre nulla che io non abbia già detto da anni. Ad esempio su questo blog:
http://www.danieleluttazzi.it/node/285
http://www.danieleluttazzi.it/node/324
Chi adesso finge di "scoprire" una cosa che "Luttazzi tiene nascosta" diffama consapevolmente, per ovvi motivi.
Il gioco della Caccia al Tesoro è proprio il modo con cui ho dichiarato pubblicamente (prima di qualunque fantomatica "scoperta") lo Stratagemma di Lenny Bruce (lo trovate nel libro "Lenny Bruce!" di Albert Goldman) che ho adottato come difesa dalle querele miliardarie e dagli attacchi della stampa. Ogni querela (per plagio o diffamazione) sostiene sempre che la mia non è satira, ma insulto e volgarità gratuita. Idem i giornali di destra, che poi gli avvocati dell'accusa usano nelle citazioni come prova che la mia non è satira. Quando riportano i miei monologhi "pieni di insulti e volgarità", però, inevitabilmente citano anche i brani di Bruce, Carlin, Hicks, Rock, Schimmel ecc. che vi ho inserito. In questo modo, semplice ma geniale, si dimostra che non sanno distinguere la volgarità dalla satira. Anche gli attacchi della stampa vengono respinti così, e lo si è visto col caso Decameron e la battuta su Ferrara, che alludeva a un celebre monologo di Bill Hicks.*
Si ripetono. Qualche giorno fa, il Giornale, che ha sempre scritto che la mia non è satira ma volgarità, si accorge che le battute volgari erano di famosi satirici USA. Invece di ammettere "Ooops, è vero, siamo incompetenti, quella era satira, non volgarità" rigirano la frittata: "Guardate: Luttazzi copia!"
Io lo faccio apposta. Mi diverto così.
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* In quella occasione, Il Foglio parlò della Caccia al Tesoro in un articolo che difendeva la santità di Ferrara dandomi addosso coi soliti argomenti, tanto per cambiare. I giornalisti li leggono, i giornali?
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Il Fatto quotidiano, pubblicando la mia intervista , ha giustamente sintetizzato la parte più tecnica delle mie risposte. La riporto qui.
(…) Estrapolare battute da un testo dicendo “Sono simili, quindi è plagio” è una solenne baggianata. Primo, perché non esiste messaggio senza contesto. Il contesto guida l’interpretazione, sia inducendo attese che renderanno la battuta più o meno sorprendente, sia aggiungendo significati altri che permettono risate aggiuntive. La battuta di Carlin, citata da me, serve da antitesi come esempio di battuta che la tv trasmetterebbe tranquillamente, a differenza della satira politica del resto del monologo. Nuova risata. Secondo, perché quello che fa scattare la risata non è tanto il contenuto della battuta, come si crede ingenuamente, ma la tecnica. Infatti quando un giornalista fa la parafrasi di una battuta, la risata non scatta. Ogni modifica tecnica, anche minima, può quindi migliorare una battuta. Ecco perché, se sai che il suono “k” è particolarmente comico (come spiega Neil Simon: “Cocomero fa ridere. Pomodoro non fa ridere.”) ti basta sostituire “mosca” a “falena” per potenziare di gran lunga l’effetto. Quando, nel film sul comico di vaudeville Eddie Foy, James Cagney dice a Bob Hope:”Ehi, questa battuta l’ho detta prima io!”, Bob Hope replica:”Ma io l’ho detta meglio.” Originalità e miglioramento sono valori equipollenti, nell’arte. Terzo, perché il testo di una battuta è solo uno dei tre elementi che la caratterizzano come joke. (Mi scuso per i tecnicismi che seguono, ma sono necessari.) Una battuta è un micro-racconto, e quindi vanno considerati anche ruoli attanziali e funzione comica. Prendiamo ad esempio la battuta di Emo PhilipsLa gente mi si avvicina e mi dice:”Emo, davvero la gente ti si avvicina?” Questo enunciato è una battuta perché:
1. la battuta “-Emo, davvero la gente ti si avvicina?-” delinea l’arci-isotopia |insulto| che è allotopica rispetto all’arci-isotopia |domanda| della premessa “La gente mi si avvicina e mi chiede:”
2. la mediazione semantica è sbagliata perché situata solo sul piano dei significanti. Si ride.
Questo joke viene recitato dal comedian Emo Philips con una prosodia rallentata e goffa, gli occhi spalancati e una gestualità bizzarra; i capelli arruffati e gli abiti strambi completano il contesto comunicativo creato dal comedian (effetti semantici del contesto ristretto). Tale contesto aumenta la ridondanza informativa dell’enunciato: la battuta assolve la funzione comica [sono strambo] L’insulto è verso il comedian. (E’ il cosiddetto “comico di carattere”). Terminata la battuta, la risata del pubblico è immediata.
Se però si cambia il contesto comunicativo (es: comedian satirico, stile realistico, prosodia rapida che passa subito alla frase successiva, abito e gesti normali) il pubblico ride con qualche secondo di ritardo, interrompendo la frase successiva del comedian. La latenza diversa dipende da un cambiamento nella funzione del joke: il diverso contesto comunicativo e la modifica dell’allotopia hanno trasformato la funzione comica da [sono strambo] a [siete lenti ] (E’ la classica apostrofe di insulto al pubblico, portata al successo da Plauto.) Vengono modificati cioè ruolo attanziale e funzione comica:
[sono strambo] è sottoclasse di [sono un bambino] (=comicità)
[siete lenti] è sottoclasse di [ho idee pericolose] (=motto di spirito)
Le due versioni, quindi, fanno ridere per due motivi diversi (
allomorfismo topologico). Viene così confermata, al livello più profondo, la diversità fra le due battute dell’esperimento, nonostante il testo praticamente identico.
Se si considera che le variazioni possono vertere inoltre su ampiezza degli scarti (basta sostituire una parola che attivi isotopie più distanti e l’effetto comico aumenta), sulle figure delle sostanze dell’espressione , sulle figure delle forme dell’espressione, sulle figure della forma del contenuto (nuclei, indizi, informanti: luoghi, oggetti, gesti), sulle figure del tempo, sugli orientamenti semantici del testo, sull'ordine emotivo delle parole eccetera, si capirà perché è più semplice dire “Luttazzi copia!” Un po’ di competenza però non guasterebbe, per diffamazioni oltre una certa portata.
Non eri tu che a Radio Deejay avevi detto: “Non mi divertirei a dire battute scritte da un altro”.
Infatti. Per questo, quando le cito, ci lavoro su per i miei studi. Il pubblico è il topolino che metto nel labirinto.
Clinton ammise di aver sbagliato. Berlusconi nega sempre. Scegli la strada del Cavaliere?
Non posso permettermelo, non conosco Ghedini.


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