giovedì 17 marzo 2011

DOSSIER RIFIUTI a cura di Marco Calgaro (IDV Sez. Novara)

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DOSSIER Rifiuti
Discariche ed Inceneritori - L’alternativa oggi esiste
 
Al punto 8 del programma in 11 punti dell’ Italia dei Valori  “ Ambiente e qualità della vita “ troviamo scritto :  “ Incentivare il riciclo rifiuti con raccolta differenziata all'80% in tre anni, riutilizzando integralmente i materiali recuperati, al fine di ridurre gli smaltimenti in discarica e negli inceneritori, assumendo – come orizzonte strategico – l’obiettivo “rifiuti zero” “
Si può oggi pensare ad un sistema di gestione dei rifiuti che sia economicamente vantaggioso e che non leda la salute e non rovini l’ambiente ?  La risposta è SI !

1. Direttive Europee: primo ridurre e riciclare i rifiuti. Incenerimento non è riuso né riciclo
Tutte le Direttive Europee sui rifiuti stabiliscono che il problema va risolto con la riduzione/prevenzione dei rifiuti all'origine (vuoto a rendere, vendita di liquidi – detersivi, latte, vino, etc - alla spina, compostaggio domestico, etc.), la raccolta separata dei materiali, il riciclo e la produzione di nuove merci, la progettazione di merci più facilmente riciclabili. Solo in via del tutto subordinata si può ricorrere a discariche ed inceneritori.
Una furbesca interpretazione di tali direttive fa credere che gli inceneritori (chiamati solo in Italia "termovalorizzatori") comportino la riutilizzazione dei rifiuti. In realtà, anche se il calore della combustione è utilizzato per produrre elettricità, si tratta sempre di tecnologie a bassissimo recupero di energia: riciclare la carta fa recuperare 4 volte l'energia che si produce bruciandola; riciclare le plastiche fa recuperare da 10 a 26 volte l'energia prodotta col loro incenerimento.

2. Inceneritori di RSU non sono centrali termoelettriche
Non è vero che un inceneritore è simile ad una centrale termoelettrica che invece è progettata per bruciare un combustibile la cui composizione è relativamente costante e il cui inquinamento, se si vuole, può essere analizzato, e in parte ridotto. Un inceneritore per funzionare bene deve sempre lavorare intorno agli 800 C° . Spesso questo non si ottiene con i soli rifiuti che gli arrivano e così sono costretti a bruciare anche  metano.

3. La separazione meccanica non funziona
La grossolana separazione di una frazione "umida" (ed eventualmente del vetro) dal resto dei rifiuti, destinato all'incenerimento, con eventuale sua trasformazione in CDR (combustibile derivato dai rifiuti), sono operazioni mirate soltanto a legittimare i grossi affari associati alla vendita di inceneritori o alla riconversione di vecchie centrali termoelettriche dismesse. Il CDR dovrebbe essere ottenuto rispettando precise norme di legge che ne definiscono la composizione, ma ciò non avviene quasi mai . Il CDR per legge può essere bruciato anche nei cementifici che non sono sottoposti alla stessa normativa degli inceneritori circa le loro emissioni. Il risultato è un forte inquinamento dell’aria e dei suoli.

4. Se si brucia carta, plastica e legno, si vanificano le raccolte separate. C'è bisogno di riciclare la carta invece di importarla
Gli inceneritori possono funzionare soltanto bruciando materiale combustibile e le frazioni combustibili dei rifiuti sono soltanto carta, plastica ed eventualmente legno. Gli inceneritori impediscono perciò la possibilità di riutilizzare e riciclare la carta e la plastica. Viene così anche vanificato il generoso impegno di tante associazioni di volontariato, scuole e famiglie per la raccolta separata dei rifiuti. Viene anche meno un importante introito per i Comuni che dalla vendita di vetro, plastica, etc hanno un ricavo ed allo stesso tempo, fin da ora, spendono meno per conferire in discarica i rifiuti ( in provincia di Novara ogni ton. di rifiuti in discarica costa al Comune  circa 120 E ).  C'è un'enorme bisogno di riciclo: degli oltre 10 milioni di tonnellate di carta e cartoni "consumati" in ltalia, solo poco più di 2,5 milioni sono riciclati e circa 7,5 milioni vanno in discariche e inceneritori.

5. Inceneritori e riciclo sono due scelte alternative: la Germania lo dimostra
Gli inceneritori sono, per forza di cose grandi, non esistono inceneritori di taglia piccola. Questo vuol dire che per funzionare necessitano di enormi quantità di rifiuti e che non devono mai spegnersi. La scelta di costruire inceneritori scoraggia lo sviluppo di tecniche di raccolta separata, frazionamento e arricchimento delle frazioni riciclabili, riciclo e commercializzazione delle merci riciclate; scoraggia la progettazione di merci, oggetti e macchinari più duraturi, che generano minori quantità di rifiuti durante la produzione e dopo l'uso, che possono essere usati più volte, più idonei ad essere riciclati. Tutte operazioni che potrebbero assicurare occupazione e innovazione tecnico-scientifica. In Germania la riduzione dei rifiuti (-16% ) e  l'aumento del riciclo degli imballaggi iniziati con il decreto Toepfer del l99l ha mandato in crisi gli inceneritori programmati e costruiti dal 1980 al 1995.

6. Dai camini degli inceneritori esce la peste del 2000
Con la combustione di rifiuti contenenti carta, legno e plastiche (anche clorurate), si liberano metalli pesanti, micro- e nanopolveri, si formano acidi, diossine, Pcb ( policlorobifenili ) tutte sostanze tossiche e cancerogene che non sono significativamente filtrate neanche dai più sofisticati mezzi di abbattimento. Le nanoparticelle sono grandi quanto un virus: non c’è inceneritore al mondo che abbia filtri in grado di trattenerle. E’ dimostrato che oltre a passare gli alveoli polmonari queste possono già passare dal naso, tramite il nervo olfattivo, direttamente al cervello.
Dai documenti ufficiali europei risulta che in Italia il 64% delle diossine è prodotto dagli impianti di incenerimento. Le diossine si accumulano nel suolo e nell’acqua, quindi negli animali, etc e attraverso la catena alimentare arrivano all’uomo. Anche nell’uomo, a loro volta, queste si accumulano. La stessa donna in gravidanza trasmette al proprio feto un bagaglio di diossine pericolosissime per il futuro del neonato.
La normativa è inadeguata a tutelare la salute: un inceneritore può "legalmente" immettere nell'ambiente sostanze nocive, compresi cancerogeni certi, in quantità rilevanti, e con controlli assai poco soddisfacenti: ad esempio, un inceneritore da 800 tonnellate di rifiuti al giorno, rispettando i limiti di legge, emette 504.000 nanogrammi di diossina al giorno, che sono l'equivalente della dose massima giornaliera sopportabile da  720.000 adulti. Se poi un inceneritore superasse i limiti consentiti ben difficilmente qualche ente pubblico di controllo se ne accorgerebbe tempestivamente e rarissimamente l’inceneritore verrebbe spento a causa dell’ingente danno economico che questo causerebbe al gestore.
Le emissioni degli inceneritori sono una delle cause principali (insieme al traffico) del moltiplicarsi di malattie degenerative in Europa, con enormi costi sociali. Perciò, come chiedono, tra gli altri, l' Ordine dei Medici francesi e quello dell'Emilia Romagna, gli inceneritori vanno messi al bando.

7. Le ceneri sono un quarto dei rifiuti inceneriti, vanno in discariche più pericolose e più costose.
Gli inceneritori lasciano un residuo (circa il 25% in peso dei rifiuti trattati) di ceneri, contenenti sostanze chimiche più facilmente solubili in acqua dei rifiuti originari. Tali ceneri devono essere smaltite in discariche speciali molto più sicure di quelle ordinarie. Costruire inceneritori comporta quindi costruire anche discariche, con ulteriori effetti ambientali su acque superficiali e sotterranee.

8. La "convenienza economica dell'incenerimento è una truffa pagata con le nostre tasse
Incenerire i RSU ( rifiuti solidi urbani ) costa molto più che raccoglierli separatamente e riciclarli: da 100 a 300 euro a tonnellata.
La "convenienza" economica sta tutta nella truffa del finanziamento statale che paga, con i nostri soldi, l'energia elettrica prodotta dagli inceneritori circa 18 cent al KWh, oltre 4 volte il suo prezzo di mercato.
E’ un conto truccato che paghiamo noi cittadini attraverso il cosiddetto CIP6 ( circa il 7 % della  bolletta della luce ) che anzichè essere utilizzato per finanziare lo sviluppo di energie rinnovabili è stato, con un escamotage, dirottato a sostenere gli inceneritori.

9. Il nuovo bluff: la piro-gassificazione.
Di recente si propongono alla stampa ed alle amministrazioni pubbliche produttori di impianti di “ piro-gassificazione “ che promettono miracolisticamente di far svanire in gas qualsiasi tipo di rifiuto, anche quelli tossici delle industrie. Si tratta di una forma di combustione spinta che avviene in carenza di ossigeno . Si produce un gas detto “ Syngas “ e cenere. Tale “ Syngas “ si dice venga poi bruciato dall’impianto per produrre energia elettrica. Non si dice però che il “ Syngas “ prima di essere usato va “ lavato” con produzione di ottimi fanghi tossici difficilissimi da smaltire. Anche le ceneri residue poi nessuno sa cosa contengano.

10. Verso "Rifiuti Zero” con la raccolta differenziata "porta a porta" ed il “ Trattamento a freddo-estrusione “
In Italia molte decine di comuni, non solo piccoli, superano l' 80% di raccolta differenziata e qualcuno sta puntando a superare il 90%. Questi risultati si ottengono con una buona informazione e coinvolgimento degli abitanti, un sistema di raccolta "domiciliare", fatto porta a porta, in giorni diversi per tipi di rifiuto diversi; così si facilita al massimo il riciclo e, rivendendo i vari materiali alle industrie di carta, vetro, metalli ecc. si riducono i costi complessivi e le tasse sui rifiuti. Anche il residuo finora chiamato “non riciclabile" può essere trasformato, con una tecnologia italiana chiamata “ Trattamento a freddo-estrusione “ , in una "sabbia sintetica" venduta  al posto della sabbia silicea per  produrre mattoni ( tra l’altro con proprietà antisismiche perchè più “ elastici “ ) , tegole ed arredi urbani da esterno . Tale tecnologia, nata a Vedelago ( TV ), è facilmente impiantabile in ogni provincia in quanto tali impianti sono molto più piccoli, semplici ed economici di un inceneritore. E non si brucia nulla ! Il “ Trattamento a freddo-estrusione” necessita di una raccolta differenziata spinta ad almeno l’80 % e di una configurazione ad hoc, provincia per provincia, in base alle caratteristiche merceologiche del rifiuto conferito.
Investendo meno di 1 miliardo di euro, il governo può servire con la raccolta domiciliare i 45 milioni di italiani che ancora non lo sono, creando 200.000 posti di lavoro, invece di investire 10-15 miliardi di euro in inceneritori e loro discariche, con soli 3.000 occupati: la ricaduta occupazionale del riciclo rispetto all'incenerimento è di 1000 posti a 1. Questa è "economia verde". Questa è la reale alternativa agli inceneritori ed alle discariche.

11. Verso "Rifiuti Zero" : paghi meno chi fa meno rifiuti
I rifiuti si riducono ulteriormente se le tariffe non sono legate alla dimensione degli alloggi o al numero di componenti  del nucleo famigliare, ma alla quantità di rifiuto non riciclabile conferito. Ciò è possibile ad esempio come fatto a Ponte nelle Alpi (Bl) dove con pochi soldi hanno messo in atto un sistema a “ Trasponder “ che permette di calcolare, per ogni famiglia la quantità esatta di rifiuto indifferenziato prodotto e far pagare gli utenti per quanto effettivamente prodotto e non più solo in base ai metri quadri dell’abitazione. In 2 anni lì la raccolta differenziata è arrivata al 90 % e la tassa rifiuti si è ridotta mediamente del 40 %.
Ulteriori sconti possono poi riguardare chi composta nel proprio orto gli scarti organici di cibo o potature ed i genitori che adottano per i neonati i pannolini lavabili o di materiale riciclabile.

In conclusione. Abbiamo oggi ottime tecnologie e le conoscenze necessarie per gestire bene il problema dei rifiuti. Se non ci si riesce o si arriva a situazioni di emergenza continua come in Campania è perchè la azione combinata di amministratori maldestri e faccendieri con comitati d’affari del mondo dei costruttori/gestori di inceneritori e pirogassificatori, insieme alla criminalità organizzata che solitamente gestisce il trasporto dei rifiuti e le discariche fanno di tutto perchè non decolli la raccolta differenziata spinta. Questa è il primo, inderogabile passo verso la soluzione del problema. I cittadini hanno sempre dimostrato buona volontà a questo proposito ed ancor più lo farebbero se incentivati in vari modi.

( a cura di dr Marco Calgaro )


fonte : http://www.idvnovara.net/

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