martedì 1 febbraio 2011

Ilaria Cucchi scrive al Presidente della Repubblica

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Riportiamo oggi, il testo della lettera, che Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha scritto al Presidente della Repubblica Napolitano.

Stefano Cucchi morì il 22 ottobre 2009, dopo 6 giorni di detenzione, all’ospedale Pertini di Roma, in circostanze sospette.
Per questo fatto, risultano rinviate a giudizio 12 persone, tra cui 3 medici, 3 infermieri e 3 guardie carcerarie, mentre un funzionario dell’amministrazione penitenziaria, è stato già condannato a 2 anni di carcere, avendo scelto il rito abbreviato.
I reati che sono stati ipotizzati a carico degli inquisiti, vanno dalle lesioni per il presunto pestaggio subito da parte degli agenti della polizia pentitenziaria, ad abbandono di incapace; favoreggiamento; abuso d’ufficio e falsita’ ideologica per il personale medico e paramedico.
QUESTO il testo della lettera:

“Caro Presidente, mi scuso se così la chiamo ma io credo proprio di sentirLa come mio Presidente cosi come lo è per tutti gli italiani. Mi dispiace tanto rivolgermi a lei per la morte di mio fratello Stefano, quasi come se ritenessi di dover avere una corsia preferenziale perché Stefano è più importante di altri morti in circostanze analoghe ma nel silenzio generale, presto diventato oblìo.
Io sono di famiglia cattolica e di profonda fede ed ho sempre creduto e credo nella giustizia Suprema di Dio. Vede Presidente è proprio per questo che sono sempre stata convinta che la Vita umana debba essere sempre rispettata in qualsiasi stato o forma perché è un dono del Signore.
Io sono una semplice cittadina, una sorella, che ogni volta che si trova ad osservare i propri figli non riesce a scacciare l’immagine del povero corpo martoriato e violentato del proprio fratello.

Certo, Lei giustamente penserà che la tragedia che ha travolto la mia famiglia non è peggiore di tanti terribili drammi o disgrazie che tutti giorni riempiono le pagine dei giornali, ma Lui era mio fratello ed era nelle mani dello Stato senza alcuna possibilità di difesa. È morto in condizioni terribili, irriconoscibile a noi famigliari che lo avevamo visto solo pochi giorni prima del suo decesso. ‘È morto perché drogato’, si ostina a dire un rappresentante del Governo, continuando ad ignorare il fatto che l’esame tossicologico del giorno del suo arresto era assolutamente negativo.
Certo era stato tossicodipendente, ricaduto nel ‘giro’, ma l’unica cosa sulla quale sono proprio tutti d’accordo è sul fatto che la droga non c’entri nulla con la sua morte. Per chi come noi deve fare i conti con la perdita di un proprio caro, l’ipocrisia diventa un’offesa insopportabile.
Piuttosto si dica che è morto perché era uno spacciatore. Signor Presidente, Stefano Cucchi, già tossicodipendente è morto perché la sera del suo arresto stava spacciando droga ad un suo amico.

Ascolto e riascolto la registrazione dell’udienza di convalida. Dura oltre 40 minuti. Mio fratello ha la voce sofferente. Si scusa persino per il fatto che ‘non riesce a parlare bene’. Quella voce chiede aiuto allo Stato ma nessuno lo guarda in faccia. Per tutto il tempo. Cosi dichiareranno persino il pubblico ministero e anche il Giudice. Tutti si sono voltati altrove. Il verbale verrà addirittura redatto con generalità macroscopicamente errate, quasi come se fosse stato copiato da un altro.
Ma se di fronte alle evidenti drammatiche difficoltà in cui si trovava Stefano persino pm e giudice sono rimasti indifferenti, io come cittadina Italiana cosa posso pensare?
Cosa possono pensare i miei poveri genitori?
Tutti hanno guardato altrove, tutti tranne i medici che lo hanno avuto in cura prima del suo ricovero al Pertini, che hanno constatato lesioni oggi ostinatamente negate dai due pm del processo, che si sono preoccupati del progressivo verificarsi di quelle gravi complicanze che poi rimarranno non spiegate dai valenti consulenti del pm.
Ha ragione il rappresentante del governo Giovanardi che afferma che Stefano Cucchi è morto perché drogato. Cioè non di droga ma perché ‘era un drogato’, meglio, uno spacciatore.
Vede Presidente, noi siamo una normale famiglia medio borghese, non comprendiamo i grandi temi sui quali si impegnano quotidianamente i politici, ma facciamo fatica ad accettare quello che è successo prima e quello che sta succedendo ora, noi non possiamo comprendere pm o giudici che di fronte a Stefano che sta male tanto da poi morirne non lo guardano nemmeno in faccia, né possiamo comprendere pm che ostinatamente fanno finta di non sapere che Stefano, se non fosse stato picchiato, ora sarebbe vivo come vivo era con noi la sera del suo arresto.

Caro Presidente noi non comprendiamo ma siamo ben consapevoli di quanto poco ciò conta così come quanto poco è contata per la umana Giustizia Italiana la vita di Stefano Cucchi. E quanto poco continua a contare. Ognuno di noi esseri umani coltiva un piccolo o grande sogno. Il mio è quello di essere smentita.
Sua La cittadina Italiana Ilaria Cucchi sorella del drogato fu Stefano”

FONTE : Legalizziamolacanapa.org 

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