venerdì 3 settembre 2010

Zimbabwe, in fuga dall'Aids

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Per ricevere i salvavita che mancano nel loro Paese vanno in Sudafrica a migliaia, alimentando un corto circuito molto pericoloso
Si muovono di notte, con il favore del buio. Centinaia di disperati vanno ammassandosi tra le cittadine di Ndolwane e Plumtree nel Sud Matebeleland, nelle cui vaste pianure agricole passano e si confondono i confini dello Zimbabwe con Sudafrica e Botsawana.
Il viaggio della disperazione. Sono i malati di Aids che non possono curarsi nel loro Paese. Si tratta soprattutto di bambini. Le cifre ufficiali dicono che solo nello Zimbabwe ce ne sono oltre 160 mila. Per loro, il trattamento sanitario a base di Antiretrovirali (Art) sarebbe gratuito ma il governo non ha risorse sufficienti per curarli tutti: le statistiche dicono che solo uno su sedici ha accesso alla terapia. Per gli altri 15 la scelta è tra pagare, morire in silenzio oppure scappare. Ed è appunto quello che fanno in moltissimi. Tutto avviene per un passaparola che viaggia di villaggio in villaggio e grazie anche al sostegno economico di organizzazioni religiose e chiese che finanziano il viaggio della speranza. Ma attraversare i confini clandestinamente non sarebbe possibile se non fosse per una rete di società che nel tempo si sono specializzate nel traghettare i disperati dello Zimbabweda una parte all'altra, in Sudafrica e Botsawana e ritorno. Hanno cominciato con gli uomini che partivano in cerca di un lavoro e adesso raccolgono bambini malati. I loro genitori cercano ilmiracolo sudafricano, quello di un Paese che rischiava di rimanere piegato dall'Aids ma ce l'ha fatta.

Il miracolo che non c'è. Non sanno che i miracoli a volte sono a tempo e che il potente vicino è nuovamente alle prese con lo stesso male. In Sudafrica ci sono un milione di persone trattate con antiretrovirali ma il loro numero, prevedono le autorità, triplicherà nel giro di 10 anni. E questo è un problema. Le cifre e le tabelle in mano al governo lo dicono chiaramente: il Sudafrica rischia di non centrare l'obiettivo dell'80 per cento di malati assistiti. Le terapie antiretrovirali non hanno scadenza ma accompagnano il paziente per il resto della sua vita. Quindi i costi sono destinati a crescere esponenzialmente. Dall'altra parte, il flusso di denaro proveniente dai donatori internazionali è, anno dopo anno, sempre meno consistente. Alla conferenza di Vienna di luglio, l'allarme è stato lanciato uffucialmente. Se nel 2008 erano stati raccolti 7,7 miliardi di dollari per la lotta all'Aids, nel 2009 la cifra è scesa a 7,6 miliardi. Le risorse diminuiscono mentre il Sudafrica ha bisogno di un'iniezione supplementare di fondi pari a 272 milioni di dollari l'anno. Diminuuiscono i fondi ma il numero dei malati cresce, anche perché L'Organizzaziono Mondiale della Sanità ha rivisto i parametri in base ai quali il paziente va sottoposto ad Art: il valore di riferimento del CD4, l'esame che calcola il numero di cellule sano in grado di combattere l'infezione, è passato da 200 a 350. Con un 300 fino a poco fa non si poteva chiedere la terapia antiretrovirale, adesso si.
I numeri dell'emergenza. Il picco lo si toccherà nel 2021, quando il Sudafrica da solo avrà bisogno di quattro miliardi di dollari. Quest'anno il governo ha stanziato poco meno di 600 milioni di dollari, ai quali si sono aggiunti altri 500 milioni stanziati dal Pepfar (Presindet's Emergency Plan for Aids relief, ndr) americano, con un aumento di 120 milioni rispetto all'anno precedente. Questo nonostante il programma Usa sia in disarmo. E infatti che il Pepfar stia per essere ripensato non è una novità. Il problema è che questo avviene mentre gli stessi donatori internazionali, pressati dalla crisi, chiudono il rubinetto e mentre stati come il Sudafrica hanno bisogno di più risorse. La Banca Mondiale non offre stanziamenti per l'Art ma solo per la tecnologia medica; il Global Fund ha visto contrarsi bruscamente i suoi fondi, che in parte arrivano proprio da quell'Unitaid che adesso sta smobilitando: dal 2012 si prosciugherà definitivamente il flusso di denaro diretto nella Repubblica Democratica del Congo, in Malawi, Mozambico e Zimbabwe. Il Sudafrica è alle prese con quella che presto diventerà un'emergenza: nella provincia del Free State, una con uno dei più alti tassi di incidenza di Aids e Hiv, le terapie a base di antiretrovirali sono state sospese per lo sforamento del budget. Per questo il governo sta cercando di ridurre i costi. Uno dei primi obiettivi allora è la Aspen Pharma, il colosso farmaceutico che si è aggiudicato l'appalto e fornisce a Pretoria farmaci che costano un 20 per cento in più rispetto a quelli più economici disponibili sul mercato. Il suo contratto è scaduto lo scorso maggio, una nuova gara non è stata ancora indetta ma si sa che a Pretoria sono in cerca di alternative più economiche.
Alberto Tundo

FONTE : http://it.peacereporter.net/                                                 


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