di Domenico Naso

Il caso dell'ultima puntata del programma di Gianluigi Paragone è, in questo senso, paradigmatico. Il plotone di esecuzione contro Gianfranco Fini era stato organizzato alla perfezione. C'era Feltri. C'era Sgarbi. C'erano servizi filmati impacchettati con dovizia. C'erano anche discutibili sondaggi bulgari.
Per il presidente della Camera, insomma, non c'era via di scampo. Paragone & co., però, volevano proprio esagerare: volevano parlare (malissimo) di Fini senza contraddittorio, senza una voce diversa da quella imposta dal referente politico. Il finiano? Anche no, potrebbe danneggiare il delitto perfetto.
Sul Tg1, poi, c'è poco altro da aggiungere. Che dire del principale telegiornale della tv pubblica che per commentare il discorso di Fini a Mirabello interpella Cicchitto e Gasparri? E non è un caso che la redazione del telegiornale diretto da Minzolini si stia trasformando in un fortino, con chi resiste alla “berlusconizzazione” forzata sul piede di guerra e il direttore e i suoi arroccati a difendere la posizione.
E allora sì, molto meglio Santoro. Almeno sai cosa guardi, te lo dice lui per primo, senza fingere una terzietà di facciata. Ma tra i berluscones della Rai, professionisti che rischiano di gettare alle ortiche un'onorata carriera, e Santoro, il meno fazioso è proprio lui. “Picchia”, quando c'è da “picchiare”, ma senza guardare in faccia nessuno. È di sinistra ma non è proprietà della sinistra. Gli altri sono di centrodestra e obbediscono al centrodestra. Santoro è un battitore libero, non un sicario prezzolato. E in questa stagione rabbiosa della nostra vita politica, non è una differenza da poco. Volenti o nolenti, quindi, noi dobbiamo tifare Santoro. Ci costringono proprio loro, i Minzolini e i Paragone. E noi ci adeguiamo.
FONTE : http://www.ffwebmagazine.it/
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