La risposta immunitaria generata dalla superinfezione è più aggressiva del normale e apre così la via a un possibile nuovo approccio contro la malattia. Nelle donne che avevano subito la seconda infezione, la percentuale di anticorpi neutralizzanti era superiore del 70 per cento rispetto alle donne con una sola infezione. Inoltre, la capacità degli anticorpi di neutralizzare l'Hiv risultava essere del 50 per cento maggiore.
Julie Overbaugh, coordinatrice della ricerca, spiega: “abbiamo trovato che le donne infettate da un doppio ceppo non solo presentavano una risposta anticorpale più potente, ma alcune di esse avevano un'attività speciale, cosiddetta d'élite, degli anticorpi, vale a dire un'ampia capacità di neutralizzare una vasta gamma di ceppi di HIV nel corso di un periodo prolungato di tempo". Di questa particolare capacità, in condizioni normali, beneficia soltanto l'1 per cento dei soggetti affetti da Hiv.
La scoperta della prima superinfezione da Hiv avvenne qualche anno fa ad opera di ricercatori dell'Università di Ginevra che pubblicarono un lavoro sul New England Journal of Medicine. Si trattava di un uomo che, benché sieropositivo da due anni, si era infettato di nuovo, con un altro ceppo del virus, dopo aver avuto in Brasile un rapporto sessuale non protetto. Secondo i ricercatori ''la superinfezione da Hiv mette in guardia i sieropositivi dal fare sesso non protetto tra loro, ma sollecita anche i ricercatori sulla possibilità, in tempi brevi, di arrivare a un vaccino efficace contro la malattia''.
''Non bisogna mai abbassare la guardia, perché addirittura ci si può ammalare due volte'' - aveva dichiarato Bernard Hirschel, autore dello studio -. “La doppia infezione da Hiv è molto rara ma possibile. E questo complica di molto il lavoro di chi cerca di mettere a punto un vaccino. L'essere infettati da un ceppo del virus, infatti, non pregiudica la possibilità di rimanere vittima delle altre varianti in circolazione''.
Sulla base di queste risultanze, appare probabile che nel prossimo futuro i vaccini dovranno differenziarsi per area geografica e quindi per tipologia di virus, oltre a dover cambiare ogni anno, data la capacità di replicazione del virus stesso.
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