Tre persone sono morte negli scontri avvenuti oggi a Tirana tra i manifestanti dell’opposizione socialista e la polizia. Secondo il direttore dell’ospedale militare di Tirana Sali Koceku, i manifestanti sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata.
Tutto è iniziato nel pomeriggio quando una manifestazione di protesta dell’opposizione socialista, che chiede le dimissioni del governo ed elezioni anticipate, è sfociata in tafferugli con la polizia. Un gruppo di manifestanti si è scontrato con i poliziotti schierati davanti alla sede della presidenza del Consiglio. La polizia ha fatto uso dei lacrimogeni e di autopompe per disperdere la folla ed ha sgombrato in un primo momento tutta l’area di fronte alla sede del governo.
Poco dopo i manifestanti sono tornati a radunarsi davanti alla sede del governo albanese, dove gli agenti di polizia li hanno nuovamente fronteggiati. Lanci di sassi contro l’edificio e incendi di automobili, tra cui due della polizia, da parte dei manifestanti. Agenti e forze speciali schierati hanno sparato colpi di arma da fuoco.
Poco dopo il capo dello stato albanese Bamir Topi ha fatto appello alla calma. Un invito alla calma rivolto ai manifestanti è stato fatto anche dal leader dell’opposizione socialista Edi Rama, il quale ha accusato il governo di aver attuato “provocazioni nei confronti della pacifica protesta dei cittadini”. Rama ha insistito perché il premier avvii “una soluzione politica della situazione”.
La situazione sul viale principale di Tirana, teatro della repressione poliziesca, sembra ora essere tornata calma. Al momento – secondo le immagini trasmesse dalla tv – la polizia ha preso il controllo della piazza di fronte al palazzo di governo e non si vedono più civili che manifestano. La cronaca e l’analisi di Marjola Rukaj, giornalista albanese dell’Osservatorio Balcani-Caucaso che sottolinea le similitudini con le rivolte della fine degli anni ’90 che sconvolsero il paese delle “aquile”.
Poco dopo i manifestanti sono tornati a radunarsi davanti alla sede del governo albanese, dove gli agenti di polizia li hanno nuovamente fronteggiati. Lanci di sassi contro l’edificio e incendi di automobili, tra cui due della polizia, da parte dei manifestanti. Agenti e forze speciali schierati hanno sparato colpi di arma da fuoco.
Poco dopo il capo dello stato albanese Bamir Topi ha fatto appello alla calma. Un invito alla calma rivolto ai manifestanti è stato fatto anche dal leader dell’opposizione socialista Edi Rama, il quale ha accusato il governo di aver attuato “provocazioni nei confronti della pacifica protesta dei cittadini”. Rama ha insistito perché il premier avvii “una soluzione politica della situazione”.
La situazione sul viale principale di Tirana, teatro della repressione poliziesca, sembra ora essere tornata calma. Al momento – secondo le immagini trasmesse dalla tv – la polizia ha preso il controllo della piazza di fronte al palazzo di governo e non si vedono più civili che manifestano. La cronaca e l’analisi di Marjola Rukaj, giornalista albanese dell’Osservatorio Balcani-Caucaso che sottolinea le similitudini con le rivolte della fine degli anni ’90 che sconvolsero il paese delle “aquile”.
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