venerdì 27 agosto 2010

Attenti all’UDC, è pronta a votare il Processo Breve e il nuovo Lodo Alfano

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L’UDC sembra mantenersi equidistante da PD e PdL? Il partito di Casini viene dato un giorno all’opposizione e il giorno dopo al governo insieme a Berlusconi e Bossi? Normale: il centro della politica italiana è quella grande palude che si è sostituita alla Democrazia Cristiana. E se alle Regionali l’erede dello scudo crociato si è alleato in Piemonte con il PD in un prototipo di una nuova Unione prodiana, un nuovo patto Bersani-Casini per le politiche prossime venture sembra sfumare. Sicché oggi Bersani ha rotto gli indugi e, mandando in crisi i piani dei centristi del PD, ha ipotizzato la formazione di un Nuovo Ulivo, ovvero di una alleanza con la sinistra – ora extraparlamentare – di SeL, Verdi e Rifondazione (se sopravvive). Bersani mette la freccia a sinistra, creando non pochi crucci a Di Pietro, che finora ha attinto a piene mani dall’elettorato post-comunista, e sconfessando il modello di Partito Democratico voluto da Walter Veltroni – quell’utopia del partito maggioritario che rompe a sinistra per confabulare al centro. Bersani ha però lasciato la porta aperta: l’Ulivo sarà disponibile a partecipare alla (Santa) Alleanza Democratica contro Berlusconi. Tradotto in parole comprensibili: alleanza con l’UDC, se non viene prima comprata dal PdL.
Lo scenario al momento vede una situazione di stallo: Bersani ha reagito rispolverando l’Ulivo; Berlusconi, frenando davanti all’ipotesi di nuove elezioni. Casini resta senza partner, avendo ancora da ridefinire il solco con i finiani sui temi etici, elemento di ostacolo alla formazione del Nuovo Centro. Comunque c’è chi scalpita per dare una mano al Caimano:
E’ la giustizia il vero nodo: è su questo terreno che Berlusconi potrebbe trovarsi scoperto perché i finiani non sono disponibili a votare il Processo Breve. Che farete?
“Non deve essere un ammazzasentenze, con tanti saluti alle vittime e a chi ha subito danni”.
E sul Lodo Alfano?
“Mi voglio rovinare:  se ci presentassero una legge di carattere costituzionale fatta bene e capace di mettere fine al conflitto fra politica e magistratura, noi non ci troveremo niente di scandaloso” (parola di Rocco Buttiglione, intervistato da Il Mattino).
Non c’è da stupirsi: pensate che Vicepresidente del Csm è tale Michele Vietti, “autore della legge sul legittimo impedimento, della riforma del falso in bilancio e della pregiudiziale di costituzionalità che, paragonando l’orientamento sessuale a “incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera”, ha bloccato nel 2009 una proposta di legge che prevedeva l’aggravante per i crimini di natura omofobica” (Wikipedia), eletto con i voti del PD (meno uno, Ignazio Marino). E allora, incassata una fiducia pro tempore a settembre, Berlusconi potrebbe procedere in autunno a disarmare i giudici – per sé e per gli amici, vicini e lontani – con una riforma costituzionale che verrebbe avallata dal Csm, oramai del tutto asservito, e votata grazie al soccorso dell’UDC più Rutelli, sì proprio l’ex candidato premier dell’Ulivo alle politiche del 2001. Rutelli non si è limitato a proporsi come votante ma si è spinto più in là, suggerendo i punti cruciali della eventuale riforma:
La riforma immaginata dal leader di Api è netta: “Separazione delle carriere. Spersonalizzazione del pubblico ministero. Non vorrei conoscere i pm, non vorrei vederli in televisione. Vorrei che facessero il loro lavoro seriamente, professionalmente, sobriamente. Vorrei che non siano leggibili come figure politiche. E li voglio liberi di indagare su chiunque. E penso che tutti gli italiani sarebbero contenti di questo. E se i magistrati sbagliano, debbano rispondere. Una scelta – ha concluso – che fu sancita persino da un referendum in Italia” [...] “una riforma, non un piccolo provvedimento tampone che dovrebbe servire solo ad allontanare un attacco giudiziario da Berlusconi che peraltro non si allontana mai” (Opinione.it).
A chiarire ulteriormente la posizione de l’API, Linda Lanzillotta afferma che “siamo pronti a un’operazione-verità sul federalismo. E anche sulla giustizia, sfidiamo una maggioranza inchiodata alle leggi ad personam e opposizioni ancorate al giustizialismo: ci sono due anni di legislatura per riformare giustizia civile e penale” (Opinione.it, cit.).
Conclusione: altro che dimissioni e crisi di governo. Qui si fa a gara per salvare B.

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