giovedì 8 luglio 2010

Dal Molin: finito tutto a taralluci e vino?

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di Raniero Germano *
Gli Usa sono arci contenti perché la loro base, loro, la avranno, contento pure Variati che ha ottenuto il suo parco e la sua tangenziale, contenti pure quelli dell’ex movimento No dal Molin che persa la guerra si accontentano di questa vittoria di Pirro.
Il movimento No Dal Molin era sorto per impedire la costruzione della base, centinaia di migliaia di cittadini, decine di migliaia pure del territorio vicentino, hanno lottato per raggiungere questo obbiettivo; ricordiamo che un governo nazionale è stato messo in crisi, una giunta comunale è stata mandata a casa.
Questo per far comprendere la forza di questo movimento.
Questo movimento ci ha creduto che fosse possibile non costruire la base militare, sconfitto si è ritirato in buon ordine, certo essere sconfitti non significa rassegnarsi, o essere contenti delle compensazioni.



Compensazioni ridicole che il movimento aveva sempre rifiutato, tranne poi da parte dei suoi “dirigenti” svoltare verso questa posizione debole di accettazione del meno peggio.
Compensazioni che avranno pure loro il carico distruttivo; il parco non è in alternativa all’eliporto.
Un eliporto ha bisogno di pochi spazi e possono essere ricavati pure all’interno dell’area militare.
La tangenziale vede una distruzione del territorio pesante con cittadini contrari. E collegherà le due basi militari.
Oggi la base è li che ogni giorno cresce, nel pieno rispetto dei tempi ci dicono ma sicuramente non nel pieno rispetto della falda acquifera sottostante la base di guerra.
Il parco è consolatorio, una illusione, che magari sarà usato più dai militari USA che dai cittadini vicentini
Ci si dice pure che il nuovo parco si chiamerà Parco della pace: è’ troppo. Come si fa chiamare il parco adiacente alla base di guerra del Dal Molin Parco della Pace?
Sarebbe una ipocrisia insopportabile, già a Vicenza dobbiamo sopportare che in Viale della Pace abbia sede la Caserma Ederle, altra storica base di guerra.
Per il momento hanno vinto i militari, quelli delle ipocrite “missioni di pace o umanitarie”, ma la lotta Dal Molin ha sedimentato coscienza critica, coscienza che lottando si può perdere salvaguardando la propria dignità.
Siamo sconfitti ma non siamo servi e le compensazioni sono utili solo ai vincitori. Che se le facciano ma senza il nostro consenso pacificatore.
Il mio e quello di molti di sicuro non lo avranno...
*USB Vicenza

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