domenica 5 settembre 2010

Massacri in Rd Congo: «è genocidio»

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Le prove in un rapporto inedito dell’Onu

Un rapporto dell’Onu torna ad esaminare i massacri compiuti dai ribelli e dagli eserciti rwandese, ugandese, burundese e agolano durante i conflitti che hanno attraversato la Repubblica Democratica del Congo tra il 1993 e il 2003. Secondo le anticipazioni si potrebbe trattare di genocidio.
LA BOZZA DEL RAPPORTO
«Inchiesta internazionale sui massacri»
Zaire/Congo: i protagonisti
Il genocidio silenziato
Cronologia


Dieci anni di crimini commessi, tra il 1993 e il 2003, nell'est della Repubblica Democratica del Congo, potrebbero essere classificati come genocidio, con tutte le conseguenze che la definizione contiene, in termini di persecuzione dei responsabili. L'ipotesi è stata avanzata dalle anticipazioni diffuse dal quotidiano francese 'le Monde', relative ad un rapporto, non ancora pubblicato, all'esame dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani. Il documento chiama in causa gli eserciti di tutti i paesi coinvolti 
in quella che è stata definita, per il numero dei soggetti coinvolti, la Guerra Mondiale Africana (vedi cronologia), un conflitto che ha provocato milioni di vittime. 
In prima fila, tra i responsabili, figura il Rwanda e i gruppi ribelli ritenuti legati al regime di Kigali. 

Il rapporto, redatto da una ventina esperti delle Nazioni Unite, descrive, in 545 pagine, quello che è stato definito un diffuso e sistematico attacco nei confronti dei civili da parte dei ribelli dell'Alleanza delle forze democratiche per la liberazione del Congo (Afdl), guidati dall'ex presidente congolese Laurent-Désiré Kabila e supportate da colonne dell'esercito rwandese, burundese, ugandese e angolano. Dieci anni di omicidi, stupri e saccheggi a opera di soldati, miliziani e ribelli dei paesi vicini. Decine di migliaia di Hutu, incluse donne, bambini e anziani, profughi in fuga dal vicino Rwanda, appena uscito dal genocidio del 1994, sarebbero stati uccisi in modo sommario. 


Secondo 'Le Monde', Kigali avrebbe dispiegato tutte le proprie energie per cercare di censurare il rapporto, compromettente per il presidente rwandese Paul Kagame. Il ministro rwandese della giustizia Tharcisse Karagurama, ha immediatamente definito il documento «spazzatura», annunciando ritorsioni. 
Presto detto. Sabato, il ministro degli esteri Louise Mushikiwabo ha inviato una dura lettera al segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, agitando la minaccia del ritiro delle forze rwandesi dalle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, in particolare nella regione sudanese del Darfur.
Se messa in atto, la minaccia potrebbe porre a serio rischio la missione di pace nel Darfur (Unamid), a fronte di un aumento delle violenze nella regione. Sono infatti migliaia i caschi blu rwandesi schierati nell'Unamid, mentre la stessa guida della missione è stata affidata a Kigali. 


L'importanza della minaccia, fornisce la misura della posta in gioco. Secondo le stime Onu, durante i primissimi anni di guerra risultarono ‘disperse' 250 mila persone. Nel novembre del 1996, le forze dell'Afdl avviarono, infatti, una serie di attacchi indiscriminati contro i campi profughi Hutu della regione del Lago Kivu. Fu un massacro, secondo le testimonianze delle organizzazioni umanitarie, che rilevarono numerose fosse comuni.
Di fronte ad una crescente impopolarità interna ed internazionale, non c'è dunque da stupirsi, se il presidente Kagame si mostra preoccupato per quanto accade all'interno del Palazzo di Vetro. (iaf)





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