venerdì 28 maggio 2010

Spatuzza: "Servizi coinvolti nelle stragi". Massimo Ciancimino riconosce i collaboratori del "signor Franco"

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Massimo CianciminoMassimo Ciancimino 

Massimo Ciancimino svela l'identità del famoso "signor Franco". Ma la Procura smentisce

Alla fine il "signor Franco", lo 007 indicato più volte da Massimo Ciancimino come colui che tramò con il padre - ex sindaco di Palermo - Don Vito nella trattativa Stato-mafia ha un nome. Identificato grazie ad una fotografia pubblicata su un settimanale romano l'uomo rientrerebbe in tutte le indagini di mafia a partire dalle stragi del 1993. Scrive Attilio Bolzoni su La Repubblica che "riconosciuto in una fotografia, il "signor Franco", che Massimo Ciancimino qualche volta ha sentito chiamare da suo padre anche "Carlo"" è "un agente di alto grado della nostra intelligence. Il signor Franco è ancora in servizio".
Riconosciuto da una foto del 2006 -L'identificazione è avvenuta negli ultimi due giorni, quando Ciancimino è stato richiamato dai magistrati di Caltanissetta e di Firenze che gli hanno sottoposto la foto risalente al 2006. Nel numero di Parioli Poket - questo il nome della rivista - compare un'immagine scattata in Vaticano durante la presentazione di un'auto. Alla cerimonia erano presenti anche Gianni Letta e Bruno Vespa, che nulla c'entrano con la questione ovviamente. Sullo sfondo un uomo dei servizi segreti italiani, lui il "signor Franco", che gli inquirenti cercano da almeno due anni.
I collegamenti col fallito attentato all'Addaura - Massimo Ciancimino l'ha riconosciuto subito e indicato come l'uomo che si accompagnava a Don Vito nei difficili periodi infuocati da stragi e omicidi - da quello del procuratore capo della Repubblica, Enzo Scaglione, fino a Capaci e via D'Amelio -  durante i quali lo Stato, scrive Bolzoni, sempre si incontrava con la mafia". Un'identificazione che oggi dà un'accelerata alle inchieste sul fallito attentato all'Addaura contro Falcone, e poi sulle uccisioni dello stesso magistrato antimafia e di Paolo Borsellino.
L'uomo del "papello" - Il "signor Franco" era quello del papello con le famose richieste allo Stato, "uno che si scambiava informazioni e favori con l'ex sindaco, uno che gli faceva avere passaporti falsi, uno che ha protetto gli affari di Cosa nostra in nome di un antico patto". Uno che dei Corleonesi conosceva ogni mossa, stragi comprese. Il "signor Franco proteggeva Don Vito", per 30 anni è stato l'ufficiale di collegamento fra la mafia e vari pezzi dello Stato e gli investigatori lo braccavano da almeno due. Il suo nome sarebbe nel registro degli indagati della procura di Caltanissetta e - come afferma Repubblica - di quella di Firenze che ha le inchieste sulle bombe del 1993. Insomma l’uomo misterioso sarebbe entrato in tutte le indagini che partono da Capaci e finiscono ai morti dei Georgofili.
La mediazione mafiosa - Massimo Ciancimino racconta così del giorno in cui il papello - le richieste di Totò Riina per fermare le stragi nel 1992 - finì nelle sue mani. Era il mese di giugno del 1992, scrive Repubblica, e il figlio di don Vito era andato al bar Caflish di Mondello a ritirare il documento dalle mani di Antonino Cinà, un boss vicinissimo a Totò Riina. A distanza di qualche giorno il foglio ricomparve sulla scrivania del padre Vito alla presenza del "signor Franco", un uomo che poteva liberamente entrare in casa Ciancimino anche durante gli arresti domiciliari dell’ex sindaco nella sua abitazione romana.
"Chi te lo fa fare di parlare con i magistrati..." - È sempre lo stesso agente segreto che qualche giorno prima dell'arresto di Bernardo Provenzano, avvenuto l'11 aprile del 2006, spedì i suoi emissari da Massimo Ciancimino (che poi lo raccontò ai procuratori di Palermo) per avvertirlo di "allontanarsi dalla Sicilia" perché con la cattura del boss di Corleone non avrebbe più avuto alcuna protezione. Sempre il "signor Franco", mesi fa, fece visita a Massimo Ciancimino nella sua casa di Bologna per dirgli: "Chi te lo fa fare di parlare con i magistrati...".
I contatti con Provenzano - Attraverso lui e i suoi luogotenenti, don Vito manteneva i contatti con l'"ingegnere Lo Verde", alias Bernardo Provenzano. La vera grande paura del "signor Franco" era che don Vito potesse parlare e per questo veniva incontro a tutte le richieste di Ciancimino senior, per questo durante la sua carcerazione lo ha fatto incontrare - pure durante l’isolamento totale - con altri personaggi. Il "signor Franco" aveva molti poteri. Nei prossimi giorni i procuratori siciliani e quelli di Firenze dovrebbero finalmente sentire l'agente e chissà che non si scopra qualcosa di più su tutte le stragi delle quali lo 007 sarebbe stato non solo testimone.
Gli inquirenti però smentiscono - Secondo la Procura di Caltanissetta il misterioso signor Franco, non è stato né identificato dagli inquirenti, né, tantomeno, iscritto nel registro degli indagati. Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, che a lungo ha parlato ai magistrati dell'esponente dell'intelligence, ha rivelato di avere un ritaglio del periodico Parioli Pocket con la foto del signor Franco accanto a un politico. Il testimone non ha ancora consegnato ai pm il giornale, che conserva in una casa all'estero. Nei giorni scorsi gli investigatori hanno acquisito una copia della rivista che hanno esibito a Ciancimino. Non si tratterebbe però della stessa indicata dal testimone. Secondo indiscrezioni, Ciancimino non sarebbe stato in grado di riconoscere il signor Franco nella foto mostratagli dagli inquirenti, che peraltro non era chiara. Tra molte incertezze il figlio dell'ex sindaco ha detto che si potrebbe trattare dello 007, ma di non esserne affatto sicuro.
Sono intanto passati alla procura generale della Toscana i pm della procura di Firenze Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi, titolari dell'inchiesta sulle stragi di mafia del 1993. I due magistrati, insieme al procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, continueranno comunque a coordinare le indagini, che mirano a individuare eventuali ulteriori responsabilità. Il passaggio alla procura generale è avvenuto oggi, a 17 anni esatti dalla strage di via Dei Geogofili. "Una singolare ma significativa coincidenza di date", ha commentato Crini. Negli ultimi mesi l'inchiesta ha portato alla richiesta di giudizio immediato per Francesco Tagliavia, considerato il capo degli esplosivisti della strage dei Georgofili. Il 17 marzo scorso, giorno dell'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare notificata in carcere a Tagliavia, il procuratore di Firenze, Quattrocchi, spiegò che "se dovesse emergere qualcosa che getta luce su fatti e personaggi rimasti nell'ombra, se avremo la possibilità di riscontrarla, lo faremo"

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